Matrimonio: analisi delle difficoltà'
L'origine del fallimento di ogni matrimonio è qui: illudersi che l'altro possa essere in qualche modo il tampone delle proprie falle, che possa andare a risolvere i problemi che io non ho voluto o potuto risolvere. Che l'altro possa essere una medicina per le nostre malattie, una pillola che magicamente risolverà tutti i nostri problemi con il minimo di fatica.
E' tutto sommato anche questa una scorciatoia per non faticare: invece di rimboccarmi le maniche e andare a vedere dove sono i problemi, un modo per arrivare alla meta senza salire. Come uno che invece di accettare che per superare un esame bisogna studiare, volesse prendere la pillola della conoscenza.
1 - Per poter costruire un rapporto con un'altra persona che sia stabile, fedele e solidale una delle condizioni è che bisogna aver affrontato i problemi che stanno alla base della propria vita e della propria persona. Bisogna prima aver affrontato il leone, essersi addentrati in quel labirinto affascinante ma spesso pauroso che è il proprio intimo. E' il terrore di affrontare questo che ci porta ad alienarci all'esterno, a cercare con frenesia una persona con cui riempire questo terribile vuoto. La speranza che si ha inaugurando un rapporto o anche sposandosi è quella che l'altra persona sia un po' come il pezzo mancante al nostro equilibrio, come se fossimo una specie di mezza moneta a cui bisogna trovare l'altra metà che combaci perfettamente. Un po' come quando bisogna riconoscere un agente segreto o una persona dalla mezza banconota. Allora ci si butterà addosso all'altra persona come se fosse il nostro salvatore, con un grido inespresso "fammi felice!!". Questo porterà prima o poi ad un rigetto e ad un rifiuto da parte dell'altra persona, ad una insofferenza crescente. Come Rachele che chiede a Giacobbe di dargli dei figli, cioè di risolvere il suo problema di non accettazione della sua situazione. Ma Giacobbe risponde: "Tengo forse il posto di Dio, per risolvere i tuoi problemi?" L'altro non è Dio, non può tappare i tuoi buchi, non può darti la vita e la gioia se già non l'attingi da qualche altra parte!!!
Non ci vuole però molto perché ci accorgiamo che questa è un pia illusione. Immancabilmente dopo poco tempo l'altro si presenta per quello che è: non una metà ma una persona intera che non combacia per niente con noi. E si comincia a portargli rancore per questo suo supposto tradimento. La condizione essenziale perché un matrimonio od una comunità possa reggere è che ognuno dei due, o almeno uno abbia imparato a vivere solo con sé stesso. Chi non sa stare con sé stesso non sa neanche stare con gli altri, e non potrà neanche formare una coppia duratura. Il viaggio al centro della terra è dunque necessario, anche se pauroso. Bisogna essere arrivati al nocciolo del problema e averlo sotto posto a Dio.
2 - Una delle componenti essenziali del matrimonio è quella che i due devono guardare verso un terzo punto e non possono guardarsi solo negli occhi. Uno dei significati della concezione sacramentale del matrimonio è quella di significare la realtà di Cristo e della Chiesa quindi c'è già una responsabilità verso il mondo e la Chiesa: quello che faccio non sono affari miei perché io ho uno scopo e una vocazione. Inoltre la persona umana è sempre per essenza destinata a donarsi e solo nell'apertura può trovare la sua stabilità che è dinamica, come la bicicletta che sta in piedi solo se corre, e deve correre verso un punto.
¤¤¤
Il matrimonio è più del vostro amore reciproco. Ha maggiore dignità e maggiore potere. Finché siete solo voi ad amarvi il vostro sguardo si limita nel riquadro isolato della vostra coppia. Entrando nel matrimonio, siete invece un anello della catena di generazioni che Dio fa andare e venire e chiama al suo regno.
Nel vostro sentimento godete solo il cielo privato della vostra felicità. Nel matrimonio, invece, venite collocati attivamente nel mondo e ne diventate responsabili.
Il sentimento del vostro amore appartiene a voi soli. Il matrimonio invece è un'investitura, un ufficio.
Per fare un re non basta che lui ne abbia voglia, occorre che gli riconoscano l'incarico di regnare.
Così non è la voglia di amarvi che vi stabilisce come strumenti della vita.
E' il matrimonio che ve ne rende atti.
Non è il vostro amore che sostiene il matrimonio:
è il matrimonio che, d'ora in poi, porta sulle spalle il vostro amore.
Dio vi unisce in matrimonio: non lo fate voi, è Dio che lo fa.
Dio protegge la vostra unità indissolubile di fronte a ogni pericolo che la minaccia dall'interno e dall'esterno.
Dio è il garante dell'indissolubilità.
E' una gioiosa certezza sapere che nessuna potenza terrena, nessuna tentazione, nessuna debolezza potranno sciogliere ciò che Dio ha unito"
L'atto del matrimonio è un'immagine dell'Alleanza di Dio con gli uomini, di Cristo con la Sua Chiesa. La caratteristica di questo amore e di questa alleanza è che è definitiva e unilaterale (vedi il patto di Abramo in Gen 21), se noi siamo infedeli, egli rimane fedele; è sul suo amore che si costruisce l'Alleanza, non sulla nostra risposta che è invece un frutto del Suo Amore.
Se si dimentica questa idea centrale tutto il matrimonio cristiano perde completamente di significato e tutto diventa assurdo: l'indissolubilità diventa una crudeltà, il matrimonio un peso intollerabile.
Il matrimonio cristiano è fondato non sulle forze umane, ma sull'amore e la fedeltà di Cristo che rendono possibile all'uomo e alla donna un amore simile al Suo.
Le caratteristiche dell'amore di Gesù sono:
- Gratuità assoluta, non ti ama per una qualità che tu possiedi, fosse pure la più spirituale, ma ti ama e basta.
- Eternità. Dio non smetterà mai di amarti anche se tu rifiuti il suo amore.
- Amore crocifisso. Ti ama anche se tu gli sputi addosso, Lo rinneghi e Gli sei infedele. Il tuo rifiuto fa sì che il suo amore in te non sia salvifico, ma non Gli può impedire di amarti.
L'amore del cristiano in ogni situazione e tanto più nella coppia è fatto ad immagine di questo amore. Quando uno si sposa si impegna, sulla grazia di Dio e non sulle sue forze, a questo tipo di amore; e la grazia gli viene infallibilmente donata nel sacramento, se lui la vuole.
Messo un questa ottica, si capisce come per il cristiano il divorzio sia una cosa assurda, che contraddice totalmente all'Amore. Né infedeltà, né delusioni, né tradimenti possono giustificare la fine di un amore del genere: vorrà dire che mi potrà capitare di continuare ad amare pur nella croce dell'abbandono, del tradimento, della sofferenza e in tutto questo Cristo mi darà il Suo Spirito. Se si dimentica la Croce, il cristianesimo diventa un'assurdità.
Così nell'atto del matrimonio ognuno dei due si impegna con l'aiuto di Dio ad amare l'altro con questo amore, si impegna unilateralmente. Non c'è nessun "se", nessuna condizione nelle formule del matrimonio. Non si dice: «Io, Pinco, mi impegno ad amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita se tu farai lo stesso.» Questa unilateralità, questa assoluta gratuità è possibile solo con l'amore di Cristo, l'unico che rende possibile amare il nemico e colui che non ci riama.
Se nel momento del matrimonio uno è conscio di questo, non può in seguito ritrattare; se uno si è impegnato in modo unilaterale, non può sopravvenire nulla a cambiare la situazione, perché nulla potrà impedire a lui di amare il coniuge, neanche l'abbandono o peggio. L'amore di Cristo vince tutto. Potrà essere un'amore crocifisso, ma questo è ciò a cui è chiamato il cristiano.
Se non ne era conscio, allora si pone l'eventualità di vedere se il matrimonio era valido o no.
Non ha senso il discorso di "rifarsi una vita". La dignità dell'uomo e della vita è ben diversa da quella di una partita a scacchi, eppure neanche in una partita puoi dire:"ricominciamo; ho sbagliato, voglio cambiare una mossa". Ogni atto umano, per essere degno, deve assumersi la piena responsabilità di ciò che fa, deve essere definitivo in molti casi. Una partita dove si potessero cambiare le regole ogni minuto non sarebbe neanche appassionante né divertente. Un uomo o una donna per essere veramente tali devono assumersi la responsabilità di tutte le conseguenze del loro agire, anche se questo li porterà a soffrire, ma quella sofferenza sarà fonte di maturazione e santificazione.
Si potrebbe chiedere ad un fidanzato o ad una fidanzata: «Perché lo ami?» e ti potrebbe rispondere che è simpatico, bello, intelligente, premuroso. «E se perdesse tutte queste qualità per cui tu lo ami? E se lui o lei smettesse di amarti cosa faresti?» L'unica base su cui si può costruire un rapporto solido è un amore che è capace di amare anche non riamato, e questo è l'amore di Cristo.
Se la Chiesa sancisse il divorzio sarebbe come ammettere che l'amore vero può finire, che l'amore di Cristo può essere vinto da una qualsiasi circostanza, che c'è qualcosa che ci può separare dall'amore di Cristo.
Questo non implica naturalmente un giudizio sulla persona o sulle sue responsabilità.
Oltre che vocazione, quindi pienezza della realizzazione della vita per il cristiano e per l'uomo il matrimonio cristiano è anche segno, figura di una realtà soprannaturale che è l'amore di Cristo per la Sua Chiesa. E' una specie di roveto ardente. Il cristiano è chiamato ad esser segno per il mondo che l'amore è possibile, che la fedeltà è possibile, che esiste una amore che va oltre l'affinità e le qualità effimere che l'uomo possiede, c'è un amore totale. Guardate come si amano! Se questo è vero della comunità cristiana, della Chiesa, lo è anche del matrimonio. Un matrimonio cristiano è per tutti un segno escatologico, un segno di speranza, come l'unità della Chiesa. In un mondo che non conosce che divisioni, liti, in cui tutto è all'insegna del precario, il matrimonio cristiano dovrebbe essere qualcosa che fa dire: "Ma come è possibile? Qui c'è qualcosa di un altro mondo!" Quindi oltre che la responsabilità verso il coniuge, c'è una responsabilità anche verso la Chiesa e tutta l'umanità. Se tu molli, è come se dessi ragione al mondo che dice che l'amore non esiste, che non è possibile amare il nemico. Così come quando molli la vocazione consacrata, travolgi nel tuo crollo, per quanto ti è possibile, anche tanti altri per i quali tu eri un segno.
Si può portare l'esempio dell'amore del bambino verso la madre: un bimbo ama sua madre? Istintivamente uno direbbe di si, perché non può fare a meno di lei, la cerca continuamente, piange se non c'è. Ma guarda un po', questo stesso bambino quando cresce e trova gli amici o la ragazza non sta più un attimo con sua madre, tanto che lei si lamenta. E quando è vecchia e malata, quanto spesso quello stesso bambino che non poteva stare senza di lei la trascura e la abbandona. Perché non era amore, un bambino non ama sua madre, ne ha bisogno e ne è dipendente: sono due cose totalmente diverse! Infatti non appena non ne è più dipendente se la squaglia. Inoltre si può vedere chiaramente come anche quando è piccolino se ne frega sommamente della mamma, se lei è stanca, sta male o altro: gli importa solo degli affari propri.
L'amore si impara, e si impara nella fatica e nella sofferenza, non viene affatto spontaneo. L'amore che è spontaneo e trascinante semplicemente non è amore: quando non costa rinnegamento lucido e doloroso di sé, rinuncia alla propria realizzazione e alle cose che gratificano, quando non si configura come un "non ne ho nessuna voglia, mi sento morire, ma lo devo fare perché è giusto", non è amore. E' solo passione che passa presto, non appena l'illusione e la dipendenza è finita.
L'origine del fallimento di ogni matrimonio è qui: illudersi che l'altro possa essere in qualche modo il tampone delle proprie falle, che possa andare a risolvere i problemi che io non ho voluto o potuto risolvere. Che l'altro possa essere una medicina per le nostre malattie, una pillola che magicamente risolverà tutti i nostri problemi con il minimo di fatica.
E' tutto sommato anche questa una scorciatoia per non faticare: invece di rimboccarmi le maniche e andare a vedere dove sono i problemi, un modo per arrivare alla meta senza salire. Come uno che invece di accettare che per superare un esame bisogna studiare, volesse prendere la pillola della conoscenza.
1 - Per poter costruire un rapporto con un'altra persona che sia stabile, fedele e solidale una delle condizioni è che bisogna aver affrontato i problemi che stanno alla base della propria vita e della propria persona. Bisogna prima aver affrontato il leone, essersi addentrati in quel labirinto affascinante ma spesso pauroso che è il proprio intimo. E' il terrore di affrontare questo che ci porta ad alienarci all'esterno, a cercare con frenesia una persona con cui riempire questo terribile vuoto. La speranza che si ha inaugurando un rapporto o anche sposandosi è quella che l'altra persona sia un po' come il pezzo mancante al nostro equilibrio, come se fossimo una specie di mezza moneta a cui bisogna trovare l'altra metà che combaci perfettamente. Un po' come quando bisogna riconoscere un agente segreto o una persona dalla mezza banconota. Allora ci si butterà addosso all'altra persona come se fosse il nostro salvatore, con un grido inespresso "fammi felice!!". Questo porterà prima o poi ad un rigetto e ad un rifiuto da parte dell'altra persona, ad una insofferenza crescente. Come Rachele che chiede a Giacobbe di dargli dei figli, cioè di risolvere il suo problema di non accettazione della sua situazione. Ma Giacobbe risponde: "Tengo forse il posto di Dio, per risolvere i tuoi problemi?" L'altro non è Dio, non può tappare i tuoi buchi, non può darti la vita e la gioia se già non l'attingi da qualche altra parte!!!
Non ci vuole però molto perché ci accorgiamo che questa è un pia illusione. Immancabilmente dopo poco tempo l'altro si presenta per quello che è: non una metà ma una persona intera che non combacia per niente con noi. E si comincia a portargli rancore per questo suo supposto tradimento. La condizione essenziale perché un matrimonio od una comunità possa reggere è che ognuno dei due, o almeno uno abbia imparato a vivere solo con sé stesso. Chi non sa stare con sé stesso non sa neanche stare con gli altri, e non potrà neanche formare una coppia duratura. Il viaggio al centro della terra è dunque necessario, anche se pauroso. Bisogna essere arrivati al nocciolo del problema e averlo sotto posto a Dio.
2 - Una delle componenti essenziali del matrimonio è quella che i due devono guardare verso un terzo punto e non possono guardarsi solo negli occhi. Uno dei significati della concezione sacramentale del matrimonio è quella di significare la realtà di Cristo e della Chiesa quindi c'è già una responsabilità verso il mondo e la Chiesa: quello che faccio non sono affari miei perché io ho uno scopo e una vocazione. Inoltre la persona umana è sempre per essenza destinata a donarsi e solo nell'apertura può trovare la sua stabilità che è dinamica, come la bicicletta che sta in piedi solo se corre, e deve correre verso un punto.
¤¤¤
Il matrimonio è più del vostro amore reciproco. Ha maggiore dignità e maggiore potere. Finché siete solo voi ad amarvi il vostro sguardo si limita nel riquadro isolato della vostra coppia. Entrando nel matrimonio, siete invece un anello della catena di generazioni che Dio fa andare e venire e chiama al suo regno.
Nel vostro sentimento godete solo il cielo privato della vostra felicità. Nel matrimonio, invece, venite collocati attivamente nel mondo e ne diventate responsabili.
Il sentimento del vostro amore appartiene a voi soli. Il matrimonio invece è un'investitura, un ufficio.
Per fare un re non basta che lui ne abbia voglia, occorre che gli riconoscano l'incarico di regnare.
Così non è la voglia di amarvi che vi stabilisce come strumenti della vita.
E' il matrimonio che ve ne rende atti.
Non è il vostro amore che sostiene il matrimonio:
è il matrimonio che, d'ora in poi, porta sulle spalle il vostro amore.
Dio vi unisce in matrimonio: non lo fate voi, è Dio che lo fa.
Dio protegge la vostra unità indissolubile di fronte a ogni pericolo che la minaccia dall'interno e dall'esterno.
Dio è il garante dell'indissolubilità.
E' una gioiosa certezza sapere che nessuna potenza terrena, nessuna tentazione, nessuna debolezza potranno sciogliere ciò che Dio ha unito"
L'atto del matrimonio è un'immagine dell'Alleanza di Dio con gli uomini, di Cristo con la Sua Chiesa. La caratteristica di questo amore e di questa alleanza è che è definitiva e unilaterale (vedi il patto di Abramo in Gen 21), se noi siamo infedeli, egli rimane fedele; è sul suo amore che si costruisce l'Alleanza, non sulla nostra risposta che è invece un frutto del Suo Amore.
Se si dimentica questa idea centrale tutto il matrimonio cristiano perde completamente di significato e tutto diventa assurdo: l'indissolubilità diventa una crudeltà, il matrimonio un peso intollerabile.
Il matrimonio cristiano è fondato non sulle forze umane, ma sull'amore e la fedeltà di Cristo che rendono possibile all'uomo e alla donna un amore simile al Suo.
Le caratteristiche dell'amore di Gesù sono:
- Gratuità assoluta, non ti ama per una qualità che tu possiedi, fosse pure la più spirituale, ma ti ama e basta.
- Eternità. Dio non smetterà mai di amarti anche se tu rifiuti il suo amore.
- Amore crocifisso. Ti ama anche se tu gli sputi addosso, Lo rinneghi e Gli sei infedele. Il tuo rifiuto fa sì che il suo amore in te non sia salvifico, ma non Gli può impedire di amarti.
L'amore del cristiano in ogni situazione e tanto più nella coppia è fatto ad immagine di questo amore. Quando uno si sposa si impegna, sulla grazia di Dio e non sulle sue forze, a questo tipo di amore; e la grazia gli viene infallibilmente donata nel sacramento, se lui la vuole.
Messo un questa ottica, si capisce come per il cristiano il divorzio sia una cosa assurda, che contraddice totalmente all'Amore. Né infedeltà, né delusioni, né tradimenti possono giustificare la fine di un amore del genere: vorrà dire che mi potrà capitare di continuare ad amare pur nella croce dell'abbandono, del tradimento, della sofferenza e in tutto questo Cristo mi darà il Suo Spirito. Se si dimentica la Croce, il cristianesimo diventa un'assurdità.
Così nell'atto del matrimonio ognuno dei due si impegna con l'aiuto di Dio ad amare l'altro con questo amore, si impegna unilateralmente. Non c'è nessun "se", nessuna condizione nelle formule del matrimonio. Non si dice: «Io, Pinco, mi impegno ad amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita se tu farai lo stesso.» Questa unilateralità, questa assoluta gratuità è possibile solo con l'amore di Cristo, l'unico che rende possibile amare il nemico e colui che non ci riama.
Se nel momento del matrimonio uno è conscio di questo, non può in seguito ritrattare; se uno si è impegnato in modo unilaterale, non può sopravvenire nulla a cambiare la situazione, perché nulla potrà impedire a lui di amare il coniuge, neanche l'abbandono o peggio. L'amore di Cristo vince tutto. Potrà essere un'amore crocifisso, ma questo è ciò a cui è chiamato il cristiano.
Se non ne era conscio, allora si pone l'eventualità di vedere se il matrimonio era valido o no.
Non ha senso il discorso di "rifarsi una vita". La dignità dell'uomo e della vita è ben diversa da quella di una partita a scacchi, eppure neanche in una partita puoi dire:"ricominciamo; ho sbagliato, voglio cambiare una mossa". Ogni atto umano, per essere degno, deve assumersi la piena responsabilità di ciò che fa, deve essere definitivo in molti casi. Una partita dove si potessero cambiare le regole ogni minuto non sarebbe neanche appassionante né divertente. Un uomo o una donna per essere veramente tali devono assumersi la responsabilità di tutte le conseguenze del loro agire, anche se questo li porterà a soffrire, ma quella sofferenza sarà fonte di maturazione e santificazione.
Si potrebbe chiedere ad un fidanzato o ad una fidanzata: «Perché lo ami?» e ti potrebbe rispondere che è simpatico, bello, intelligente, premuroso. «E se perdesse tutte queste qualità per cui tu lo ami? E se lui o lei smettesse di amarti cosa faresti?» L'unica base su cui si può costruire un rapporto solido è un amore che è capace di amare anche non riamato, e questo è l'amore di Cristo.
Se la Chiesa sancisse il divorzio sarebbe come ammettere che l'amore vero può finire, che l'amore di Cristo può essere vinto da una qualsiasi circostanza, che c'è qualcosa che ci può separare dall'amore di Cristo.
Questo non implica naturalmente un giudizio sulla persona o sulle sue responsabilità.
Oltre che vocazione, quindi pienezza della realizzazione della vita per il cristiano e per l'uomo il matrimonio cristiano è anche segno, figura di una realtà soprannaturale che è l'amore di Cristo per la Sua Chiesa. E' una specie di roveto ardente. Il cristiano è chiamato ad esser segno per il mondo che l'amore è possibile, che la fedeltà è possibile, che esiste una amore che va oltre l'affinità e le qualità effimere che l'uomo possiede, c'è un amore totale. Guardate come si amano! Se questo è vero della comunità cristiana, della Chiesa, lo è anche del matrimonio. Un matrimonio cristiano è per tutti un segno escatologico, un segno di speranza, come l'unità della Chiesa. In un mondo che non conosce che divisioni, liti, in cui tutto è all'insegna del precario, il matrimonio cristiano dovrebbe essere qualcosa che fa dire: "Ma come è possibile? Qui c'è qualcosa di un altro mondo!" Quindi oltre che la responsabilità verso il coniuge, c'è una responsabilità anche verso la Chiesa e tutta l'umanità. Se tu molli, è come se dessi ragione al mondo che dice che l'amore non esiste, che non è possibile amare il nemico. Così come quando molli la vocazione consacrata, travolgi nel tuo crollo, per quanto ti è possibile, anche tanti altri per i quali tu eri un segno.
Si può portare l'esempio dell'amore del bambino verso la madre: un bimbo ama sua madre? Istintivamente uno direbbe di si, perché non può fare a meno di lei, la cerca continuamente, piange se non c'è. Ma guarda un po', questo stesso bambino quando cresce e trova gli amici o la ragazza non sta più un attimo con sua madre, tanto che lei si lamenta. E quando è vecchia e malata, quanto spesso quello stesso bambino che non poteva stare senza di lei la trascura e la abbandona. Perché non era amore, un bambino non ama sua madre, ne ha bisogno e ne è dipendente: sono due cose totalmente diverse! Infatti non appena non ne è più dipendente se la squaglia. Inoltre si può vedere chiaramente come anche quando è piccolino se ne frega sommamente della mamma, se lei è stanca, sta male o altro: gli importa solo degli affari propri.
L'amore si impara, e si impara nella fatica e nella sofferenza, non viene affatto spontaneo. L'amore che è spontaneo e trascinante semplicemente non è amore: quando non costa rinnegamento lucido e doloroso di sé, rinuncia alla propria realizzazione e alle cose che gratificano, quando non si configura come un "non ne ho nessuna voglia, mi sento morire, ma lo devo fare perché è giusto", non è amore. E' solo passione che passa presto, non appena l'illusione e la dipendenza è finita.